Ascensori: novità e criticità del sistema di accreditamento
“Le certificazioni e le verifiche sugli ascensori: novità introdotte dal sistema di accreditamento degli Organismi attraverso Accredia e analisi delle principali criticità” è il titolo della tavola rotonda che ha chiuso la 45a edizione dell’Assemblea Nazionale Anacam. In questa occasione è intervenuto l’Ing. Luigi Clementi – Coordinatore del Gruppo Specialistico Ascensori di ALPI Associazione, che ha preso in esame le novità introdotte dal sistema di accreditamento sottolineando problematiche e criticità. Di seguito il testo integrale dell’intervento, pubblicato a pagina 70 e 71 dell’ultimo numero di “Sviluppo Impresa” – rivista d’informazione dell’ascensorismo italiano.
Sono qui a portare il messaggio di saluto a tutti i presenti da parte dell’Associazione ALPI che è composta da 38 Organismi su 98. In Italia gli impianti in servizio sono quasi 1 milione, suddivisi per epoche di costruzione. Gli ascensori installati prima del 1999, pari all’85% di quelli installati, non sono dotati delle moderne tecnologie che garantiscono un adeguato livello di sicurezza per gli utenti e per gli operatori. Ciò significa che 3 ascensori ogni 20 condomini (il rimanente 15%) possiedono un livello di sicurezza adeguato. Il 15% degli ascensori possono essere paragonati alla Balilla e alla Topolino, due automobili bellissime ma con una tecnologia abbastanza semplice. A Roma ci sono addirittura ascensori con le guide di legno, ascensori di due secoli fa, di metà dell’800. Quelli sono gli ascensori che noi verifichiamo e voi manutenete. Stiamo parlando di una fetta notevole, circa 250mila impianti. Poi abbiamo quelli realizzati dal 1963 al 1991, fino all’applicazione pratica della EN 81-1 (il DM 587 e del 1987 ma l’ISPESL ci mise 4 anni per applicarlo): questi ascensori possono essere paragonati a una due cavalli. Gli ascensori installati tra il 1991 e il 1999 sono paragonabili a una Panda. Andiamo sulla Punto, per gli impianti realizzati dal 1999 al 2007 più o meno. E infine abbiamo il Suv per gli ascensori di tecnologia odierna, pari al 5% del totale.
Noi, come verificatori, possiamo solo verificare la sussistenza del livello di sicurezza presente all’epoca del collaudo. I requisiti minimi di sicurezza sono quelli previsti dalla famosa Raccomandazione della Commissione Europea dell’8 giugno 1995, la 95/216/CE sul miglioramento della sicurezza degli ascensori esistenti ≪Gazzetta ufficiale n. L. 134 del 20/06/1995 pag. 37-38≫, che non sono altro che quelli che Anacam, o meglio tutte le Associazioni, hanno proposto di inserire nel famoso articolo 19 bis. I controlli periodici sono effettuati dai manutentori ogni sei mesi e dagli ingegneri degli Organismi notificati ogni due anni. La verifica periodica biennale è effettuata dall’ingegnere ispettore incaricato in base al comma 3 dell’art. 13 del DPR 162/99: “Le operazioni di verifica periodica sono dirette ad accertare se le parti dalle quali dipende la sicurezza di esercizio dell’impianto sono in condizioni di efficienza, se i dispositivi di sicurezza funzionano regolarmente e se è stato ottemperato alle prescrizioni eventualmente impartite in precedenti verifiche”. La parola “prescrizioni” però è sparita dai verbali. Perché? Non possiamo più fare prescrizioni in quanto il controllo di sicurezza degli ingegneri viene effettuato sui dispositivi di cui è dotato l’ascensore, dispositivi di tipo e qualità installati al momento del collaudo secondo la tipologia tecnologica e la normativa dell’epoca. L’ingegnere ispettore durante la verifica periodica non può prescrivere l’installazione di dispositivi di sicurezza moderni di cui l’ascensore esaminato è sprovvisto, ma deve solo verificare la sussistenza del livello di sicurezza presente all’epoca del collaudo, che può essere più o meno remota, dato che in Italia abbiamo attualmente in servizio ascensori installati all’inizio dell’altro secolo, non del ‘900 ma addirittura della metà dell’800. Altra cosa. I verbali di verifica periodica devono essere validati perchè noi, come ha detto prima Petrilli, siamo accreditati a norma UNI CEI EN ISO/IEC ISO 17065 quindi dobbiamo applicare la procedura che prevede la validazione da parte del direttore tecnico e questo non può essere fatto sul posto. Il verbale deve comunque arrivare all’Organismo notificato. A quel punto può essere consegnato ufficialmente alla proprietà e quindi alla ditta di manutenzione.
Ecco alcune delle osservazioni mosse dagli ispettori di Accredia durante l’esame a campione di alcuni rapporti di verifica. In particolare risultano emessi alcuni verbali positivi anche in presenza delle seguenti carenze:
- La fune del CEV e lunga (il CEV sarebbe il limitatore di velocità). Se la funicella del CEV e lunga e il paracadute funziona quella prescrizione non si può scrivere se fai verbale positivo.
- La segnalazione acustica dell’allarme è poco intensa.
- L’interruttore differenziale di FM posto nella guardiola del portiere è difettoso.
- L’interruttore differenziale a valle della fornitura di energia non è funzionante.
- Il pulsante di Alt sulla bottoniera di cabina non è attivo.
- Il quadro di manovra non garantisce il livellamento e la precisione di fermata ai piani in ogni condizione di carico, nel rispetto della normativa vigente. A quel punto tutti gli ascensori a una sola velocità dovrebbero avere verbali negativi.
Tutti i manutentori, al termine dei lavori di sostituzione di parti importanti di un ascensore, sono obbligati, in base al DM 37/2008, al rilascio della “Dichiarazione di Conformità” al committente, dove viene dichiarata la conformità dell’esecuzione dei lavori di sostituzione alla regola dell’arte cioè al rispetto della normativa vigente, Norma UNI 10411:2014. Ebbene è difficilissimo avere questa Dichiarazione di Conformità. Se si riuscisse ad averla al termine dei lavori, specialmente quando ci sono le verifiche straordinarie, sarebbe importante. Non è ancora chiaro a tutti che esiste la norma UNI 10411/2014 che addirittura elenca i documenti da presentare.